Come nasce un donatore Mus-e
L’intervista a Gino Marchitelli, che quasi un anno fa partiva in bicicletta per raccogliere fondi per Mus-e e oggi ha visto i “suoi” laboratori realizzati nelle Marche.
Gino, ormai più di un anno fa sei partito in giro per l’Italia in bicicletta per raccogliere fondi per Mus-e. Ci racconti un po’ questa esperienza? Cosa ha rappresentato per te?

Per prima cosa ha rappresentato una “scommessa” con me stesso. Pensavo a mia nonna materna e che faccia avrebbe potuto fare a vedermi arrivare da Milano fino a Carovigno in bicicletta. Lei donna di umili origini contadine ritrovarsi a pensare che il nipote si faceva 1200km in bici… e perché poi, si sarebbe chiesta? E qui arriva l’altra risposta:
la voglia di unirmi a quelle persone che si rimboccano le maniche, che non hanno paura di “sporcarsi le mani” in attività di solidarietà, di aiuto, di umanità. Ecco, mi son detto, che volevo contribuire in qualche modo anch’io ad aiutare i bambini colpiti dal terremoto e da lì l’idea, all’inizio anche un po’ balzana, di compiere un gesto importante, dimostrare che mi mettevo in gioco per i bambini e che rinunciavo alle mie presentazioni letterarie estive personali ed “egoistiche” per donare il mio impegno a una nobile impresa come quella che fa Mus-e. Poi l’incontro con Carlo Pagliacci ha amalgamato e fatto consolidare il progetto…
ed ecco il viaggio. 1180km per la precisione, 14 tappe, 16 incontri, 10.000€ raccolti al posto dei 3.000€ preventivati, e l’incontro lungo la penisola con tanta bella gente che ancora crede che sia ancora realizzabile un mondo migliore.
Un anno dopo hai potuto toccare con mano l’importanza della tua donazione, incontrando i nostri artisti e i bambini che hanno beneficiato dei due giorni di laboratorio. Che emozioni hai provato?

La vera emozione è stata quella di tornare in territori che conosco molto bene e vedere tutto distrutto, un’atmosfera di dolore impenetrabile, lo scenario pesante delle notti illuminate dalle luci giallognole dei lampioni e i paesi, le vie, le piazze deserte e il veder girare solo polizia e militari. Il terremoto è stato una tragedia per queste zone, ho visto negozi e case distrutte, demolite, abbandonate, spente. Per questo motivo quando ho incontrato i bambini ai quali Mus-e ha dedicato i laboratori ricavati dal mio pedalare, sudare e stancarmi mi ha reso felice. Ho preso accordi, tornerò a trovarli per cantar loro le canzoni e raccontare di Ben, Tondo e gatto Peppone strappando loro spero nuovi sorrisi.
Tu sei uno scrittore, e gli scrittori, per vocazione, hanno il dono di guardare lontano. Che futuro auguri ai nostri bambini?
Il miglior augurio che posso fare a quelle nuove e piccole generazioni è ritrovare il senso della solidarietà e dell’umanità. Auguro che incontrino sulla loro strada grandi insegnanti che li guidino verso l’orizzonte di una società più giusta, dove l’amore per il prossimo non passi attraverso il colore della pelle, auguro che tra loro crescano nuovi uomini e nuove donne che traggano insegnamento dai grandi padri della Costituzione Italiana e che sappiano fare da guida umile verso una società più giusta… quella dove si possano trovare 10,100, 1000 persone disposte a pedalare sulle colline del nostro bel centro Italia per portare un messaggio di pace.
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