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Mus-e Bologna, in ospedale per i bambini!

A Bologna dal 2006, anche grazie al contributo della Fondazione Del Monte di Bologna e Ravenna, abbiamo avviato il progetto speciale Mus-e in Corsia, con l’obiettivo  di trasformare un momento doloroso nella possibilità di vivere un’esperienza artistica dove non se lo aspettano, guidandoli a dar forma alle proprie emozioni, ai propri pensieri, ai propri sogni, a sperimentare come e quanto sia possibile il capovolgimento di un momento negativo in uno positivo.

Particolare è il contesto e particolari sono le modalità: i laboratori hanno una durata limitata a circa un’ora e mezza e difficilmente si incontrano gli stessi bambini più volte. Gli artisti che lavorano negli ospedali, devono quindi essere pronti ad improvvisare, modulando il proprio intervento per adattarlo a bimbi di diversa età e provenienza, spesso allettati e quindi senza la possibilità di partecipare ad attività comuni. Devono essere capaci di entrare immediatamente in sintonia con i piccoli mettendo in campo la propria sensibilità, le proprie conoscenze e le proprie tecniche in modo che i bambini possano esprimersi direttamente ed in modo personale.

 

L’empatia che si crea fin dai primi momenti è della massima importanza e permette all’artista di diventare una specie di strumento in mano ai bambini, attraverso un dialogo costante che consente di guidare, essendo guidato. Da ogni incontro torniamo ricchi di storie che abbiamo ascoltato, suggerito, narrato…

 

Barbara Zanchi, musicoterapeuta:  G. è una bimba di circa 10 anni, entra nella stanza preparata per la musicoterapia seduta su una sedia a rotelle, ha una gamba ingessata e dritta in avanti, forse ha appena subito un intervento. Si mostra curiosa e interessata a partecipare all’attività che è già in corso con altri bambini, chiede di poter esplorare diversi degli strumenti presenti e propone alcuni ritmi al gruppo dei bambini presenti.

 

Mentre G. suona non posso fare a meno di guardarla, l’energia che sprigiona è incredibile: suona e “balla” con tutto il corpo che riesce ancora a muovere nonostante il suo gesso. Sento che ci sta mettendo tutta se stessa, come se quella musica le stesse permettendo di fare tutti i movimenti che le sono impediti dalla sua condizione. La sensazione che mi trasmette è quella di correre insieme a lei. Alla fine dell’improvvisazione, quando lei smette di suonare, si abbandona sulla carrozzina sfinita ma soddisfatta e mi dice: “adesso sono proprio stanca, voglio sdraiarmi un po’”. Ha una bella espressione e mi trasmette un senso di pienezza e soddisfazione. Nel condividere con lei questo momento ho provato sensazioni molto intense di forza e movimento insieme alla possibilità di potersele vivere e godere a pieno.     

 

 

Elena Montanari, artista visiva: con S., una bambina di tre anni e mezzo, usiamo i fogli come luoghi narrativi, una sorta di istantanea, che ci mostra un mondo popolato di gattini, uccellini, alberi parlanti e nuvolette di vari colori che, in un cosmo personale, si relazionano tra loro in rapporto paritario.

S. è molto coinvolgente, narra le sue storie e vuole che io scriva quello che mi detta, tra le immagini, indicandomi con precisione dove farlo.  Ogni tanto si interrompe per fare un disegno altro e me lo regala; poi riprende le storie degli uccellini e dei gattini e nuovamente sospende il lavoro con me e crea disegni-regalo per la mamma e per gli amici ….

A.  è un bimbo di quattro anni molto curioso e attivo. Lavoriamo sul ritratto. Seguendo le sue indicazioni realizzo il ritratto della sua mamma, a mezzo busto: io ritaglio le carte e lui le incolla. Poi si appropria delle forbici (rigorosamente arrotondate) e “pretende” di tagliare da solo, esprimendo la necessità di raffigurare la persona nella sua interezza.

Fa molte domande sulle proporzioni e lavora in autonomia al ritratto di famiglia: la mamma, una sorta di rock-star ideale con lunghe gambe e occhiali a farfalla e lui, con un uno strano copricapo all’orientale, poi i cuginetti, dei quali rappresenta solo i volti, quasi dei figuranti nell’insieme dell’immagine E’ anche molto attratto dalle forme geometriche del quadrato, del rettangolo e del triangolo e alle loro differenze. Da queste forme nascono mazzi di fiori da regalare….  

  

Licia Navarrini, attrice: Quando arrivo in ospedale indosso un costume accattivante e fiabesco del quale fa parte anche la mia Valigia Magica che contiene, tra l’altro, una piccola amplificazione per cantare ed un particolare strumento musicale che emette il suono del tuono, oltre ad un bastone, altrettanto magico, che emette il suono della pioggia.

Così, recitando una breve filastrocca che connota il personaggio, mi presento ai bambini, andando di camera in camera per conoscerli e per verificare se hanno o meno voglia o possibilità di alzarsi per un incontro ludico/teatrale assieme ad altri bimbi, oppure se preferiscono che rimanga un poco con loro, nella stanza..

Questo ingresso recitato e un po’ magico mi permette di attirare l’attenzione dei bimbi. Una volta superata la difficoltà di distrarre il bimbo dai supporti elettronici incomincia il mio intervento teatrale, nel corso del quale,  interloquisco con tutti coloro che sono in camera (piccoli e grandi) raccontando e facendomi raccontare le loro esperienze e sensazioni in merito a diversi argomenti a cui, in finale, è sempre collegata una canzone che, a seconda dei casi,  può raccontare della paura, della malinconia, di come far tornare il buonumore, di felicità, di alimentazione, di colori, di immaginazione…

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