La mia maestra si chiama Francesca e la prima volta che l’ho incontrata mi ha messo subito in soggezione, temevo mi avesse preso di mira e che per questo non sarebbe stato un anno facile. Era come se volesse mettermi alla prova mostrandomi tutte le cose che lei aveva già insegnato. Seduta su una seggiolina di legno, dura come la pietra, appoggiata a quel piccolo banco, la ascoltavo mentre mi spiegava del teatrino della matematica.
Il Teatrino della matematica? E cosa sarà mai? Un luogo dove i bambini danno i numeri? O dove la sceneggiatura è fatta di addizioni, sottrazioni divisioni e moltiplicazioni? Del resto, siamo in seconda elementare!
Il teatrino della matematica, mi dice, serve per spiegare ai bambini, anche quelli che non sanno bene l’italiano, quanto sia interessante e divertente la matematica. Quando devo introdurre un nuovo argomento, continua, o nuovi concetti matematici o scientifici, utilizzo dei personaggi. Coinvolgo i bambini nel gioco e “nel far finta di”. Attraverso l’emulazione dei personaggi e con le storie fluiscono concetti, astrazioni, conoscenze che diventano “proprie”, come un personaggio diventa parte dell’attore e viceversa. Altre volte uso marionette e un piccolo teatrino e, anche durante i momenti non didattici, i bambini spontaneamente replicano le storie, le modificano e si pongono anche nuove domande. Per esempio, Bobot è un drago, la marionetta del maggiore, minore, uguale ed ogni volta che facciamo un confronto tra numeri usiamo la sua bocca.
Wow … voglio conoscere Bobot e tutte le sue avventure!
Ecco, in quel momento ho capito che con la mia maestra avrei fatto grandi cose e avrei collaborato con lei per far crescere il nostro progetto Mus-e nella nostra classe, con i nostri bambini. E uso tutti questi pronomi possessivi non a caso!
Quello che è accaduto dopo è un percorso meraviglioso dove sia io che Roberto, il mio collega, abbiamo potuto collaborare in modo attivo e partecipato con una maestra presente, in una classe di bambini vivaci e speciali con una bella energia.
Da molti anni lavoro nel progetto Mus-e ed è entusiasmante quando ho il piacere di incontrare un’insegnante che ne capisce il senso profondo, che collabora e si mette in gioco, che per suo ruolo protegge i bambini e non solo i suoi diritti, che affronta le nostre proposte con passione e curiosità, ma anche con sguardo critico. Del resto, il progetto è fatto anche di questo: critiche costruttive per crescere e per offrire ai bambini il giusto luogo per fiorire.
Insegnare è toccare una vita per sempre e questo dovremmo tenerlo a mente tutti noi che entriamo in contatto con i bambini e cerchiamo di insegnare loro qualcosa attraverso l’esperienza dell’arte. È questo pensiero che dovrebbe spingerci oltre, pensare che ciò che oggi offriamo loro lascerà un segno nel tempo. Agli occhi dei bambini se l’insegnante partecipa alle proposte e le rende parte integrante del suo lavoro nella didattica anche il progetto assume autorevolezza: se la maestra si fida mi affido anche io!
La partecipazione dell’insegnante al progetto è uno dei punti di forza di Mus-e ed è su questo che vorrei lavorare come Coordinatrice artistica nei prossimi anni, per trovare strategie che ci consentano di interagire e coinvolgere il più possibile gli insegnanti in quanto risorsa importante.
Credo fortemente che molti dei risultati ottenuti quest’anno nella mia classe, una classe particolare, dove tutto il Mondo è rappresentato con i
suoi risvolti positivi ma anche con le sue difficoltà, siano dovuti anche a questa forte energia tra noi artisti, l’insegnante e i bambini, generando un continuo scambio di emozioni e vibrazioni che hanno reso l’esperienza unica.
Quest’anno, il primo in 2B, ancor prima di proporre ai bambini il mio percorso ho creato un buon clima di fiducia reciproca fondamentale per poter proseguire con il progetto nei prossimi anni. Ho lavorato molto sulle emozioni, usando il cappello come oggetto ponte. Cosa protegge il tuo cappello? Che forma ha il cappello che indossi quando sei triste? E quando sei allegro? Che colore? Come si chiama il tuo cappello? Come sei tu quando sei arrabbiata/o? Abbiamo provato a immaginare tutto questo con il lavoro espressivo, con la musica e con la costruzione di prototipi di cappello molto personalizzati che diventeranno poi degli oggetti veri e propri prendendo spunto da due testi di Gianni Rodari.
Durante un incontro ho detto ai bambini che avremmo iniziato a fare un modello di cappello bidimensionale. La settimana dopo la maestra ha portato a scuola il suo nuovo cappello, che naturalmente era dedicato alla matematica.
Essere da esempio è il miglior modo per trasmettere e risvegliare la gioia della creatività e della conoscenza.
A me, con quel cilindro in testa, la maestra sembra proprio un mago!
Monica Zipparri
Attrice e operatrice teatrale è artista Mus-e dal 2004, dal 2018 Coordinatrice artistica di Mus-e Milano
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