Intervista a Elisabetta Benassi, storico volto di Mus-e Reggio Emilia ed ex coordinatrice dell’associazione.
Quando è iniziato il tuo rapporto con Mus-e e cosa ti ha spinto ad entrarne a far parte?
Il mio rapporto con Mus-e è iniziato nel lontano 2004, quando l ’ing. Alessandro Spallanzani, allora presidente dell’Istituto Artigianelli, mi chiese se fossi disponibile ad occuparmi di un nuovo Progetto che si sarebbe svolto nelle suole dei quartieri più disagiati della città, col fine di favorire
l’integrazione dei bambini attraverso l’arte. Alla mia passione per la pedagogia ed i bambini, si univa un curriculum adeguato, in quanto avevo alle spalle 20 anni di insegnamento ed altrettanti di esperienza da educatrice scout. Fui entusiasta di Mus-e dal primo momento, pur rendendomi conto della complessità di avviarlo ex novo in una piccola città come Reggio Emilia.
La mia esperienza nella scuola dell’obbligo, sia diretta, che attraverso i miei figli, mi aveva messo di fronte alla povertà e frammentarietà di proposte legate al mondo dell’arte e della creatività. Per questo la proposta di Mus-e Italia, di un format strutturato su due discipline artistiche per classe, per la durata di tre anni, mi convinse per diversi motivi:
1) La continuità e l’alternanza della proposta che avrebbe offerto agli alunni la possibilità di diverse sperimentazioni,
2) una metodologia che avrebbe consentito l’identificazione di Mus-e, come progetto completo e strutturato, diverso dagli svariati laboratori sperimentati in città.
3) la scelta degli artisti, che potendo contare su un progetto strutturato, si sarebbero sentiti, non solo garantiti, ma protagonisti e, attraverso l’interazione tra loro, sia all’interno dei laboratori di classe, che nell’alternanza nelle diverse scuole, avrebbero, naturalmente, senza fatica, né dispendio di risorse, contribuito ad un continuo miglioramento ed approfondimento del progetto stesso.
Cosa ha significato per te far parte di Mus-e Reggio Emilia?
Fin dal primo momento ho vissuto Mus-e con entusiasmo considerandola per me un’ottima occasione di crescita personale. Ben consapevole della responsabilità e del tempo che avrei dovuto dedicare, pensavo che, nella veste di coordinatrice, avrei avuto occasione di approfondire il discorso
pedagogico legato all’arte e mi sarei aperta a nuove relazioni e nella gestione del rapporto con gli artisti.
Credo che per Mus-e il coordinatore locale sia la persona cardine per il buon esito del progetto. Fondamentalmente è lui che, insieme al Presidente, deve avere la visione globale del progetto cittadino e ben chiari gli obiettivi da raggiungere, per essere convincente nel presentarli ai Consiglio.
Non ho mai mancato gli incontri nazionali dei coordinatori organizzati da Mus-e Italia ed ho partecipato ai corsi annuali di formazione, cercando, quando era possibile, di far parte dei corsi dedicati agli artisti. Ho esortato gli artisti reggiani, non solo a partecipare, ma ad essere loro stessi formatori per i colleghi. Per quanto riguarda la nostra città, d’accordo col Presidente ed il Consiglio, abbiamo cercato di essere presenti, in vari modi ad eventi importanti.
Grazie alla costituzione della prima Orchestra Mus-e appartenente al” Sistema dei cori e delle orchestre giovanili in Italia”, i bambini hanno suonato nelle biblioteche, nelle piazze cittadine, nei teatri. Particolarmente significativa fu la partecipazione per due anni al Convegno regionale dei pediatri, organizzato alla Sala degli Specchi, al Teatro Romolo Valli, intitolato “nati per la musica”. L’orchestra ha suonato anche all’inaugurazione del parco della Pace dedicato al presidente sudafricano Oliver Tambo. In piazza Casotti ha accompagnato l’evento di presentazione dei laboratori tenuti dall’artista Davide Benati.
Emozionante ed importante il dono di una bandiera realizzata dai bambini di due classi terze al Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, in occasione della sua visita presso la sala del Tricolore per celebrare il 150° dell’Unità d’Italia.
Come scelta strategica, oltre a mantener fede al format che prevede una lezione finale e non una performance per le classi, abbiamo sempre partecipato alle feste di fine anno delle nostre scuole, creando uno spazio Mus-e con laboratori estemporanei dedicati a tutti i bambini presenti e, quando possibile, realizzando semplici performance. Un elemento caratterizzante è stata la scelta di dedicare i laboratori di mosaico a “lasciare una taccia duratura”. Di qui i mosaici sulla facciata della
scuola Carducci ed il bellissimo obelisco, realizzato alla scuola Zibordi in occasione dei 150 dalla nascita del tricolore e gli 80 anni dalla costruzione della scuola. Fin dall’inizio, grazie alla generosità di una nota azienda reggiana, i bambini hanno visto rafforzata la propria appartenenza a Mus-e dalla possibilità di indossare la maglietta bianca con il logo.
Come hanno vissuto le esperienze i bambini?
Grazie al lavoro di artisti oltre che competenti, generosi ed entusiasti, coi quali ho intrattenuto costanti rapporti, partecipando molto spesso anche agli incontri di programmazione nelle classi, i bambini hanno vissuto Mus-e come un’esperienza, bella, divertente, formativa. I loro volti, nelle
fotografie ne sono la testimonianza. Ciò che potremmo dire noi, sono solo banalità.
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