Intervista a Gian Domenico Silvestrone, artista “veterano” di Mus-e Reggio Emilia ed ex coordinatore dell’associazione.
Gian Domenico, quando è iniziato il tuo rapporto con Mus-e e cosa ti ha spinto ad entrarne a far parte?
Il mio rapporto con Mus-e è iniziato nella tarda estate dell’ormai lontano 2006, quando vidi entrare nel mio studio d’arte dell’epoca una elegante e distinta signora che univa ad una fluente dialettica una spiccata simpatia.
La professoressa Elisabetta Benassi, mi parlò di questo articolato progetto in maniera ampia ed esaustiva, non ci capii molto subito, devo ammetterlo per onestà intellettuale, ma com’è nella mia indole, quella di valutare ed accettare le opportunità che la vita offre, salii a far parte del gruppo di artisti Mus-e, proponendo alla Betty, la chiamerò confidenzialmente così da ora in poi, di realizzare con un paio di classi di bambini frequentanti il quarto anno di istruzione, un’opera musiva atta ad abbellire la parte fronte della scuola “Carducci”. Lei accettò con entusiasmo. Trovammo il consenso dell’allora responsabile della manutenzione edifici scolastici, la geometra Annarosa Bellelli, e così, nel maggio 2007, la scuola poté arricchirsi di colore uscendo dallo stantio grigio che la caratterizzava in alcune sue parti.
Che significato ha per te essere parte di Mus-e Reggio Emilia?
Rispondendo d’acchito a questa domanda direi: una impagabile esperienza di vita, sia sul piano emotivo, che su quello lavorativo/tecnico. Estendendo ad altre parole questo stringato concetto; innanzitutto è un’esperienza di vita, poiché io sto scrivendo a distanza di 14 anni ormai e quindi in questa affermazione sono annoverabili le relazioni che si sono create con il corpo docente all’interno dell’ambito scolastico, le tecniche da mettere in atto per il compimento delle opere con le piccole maestranze (amo chiamarle così) totalmente prive di qualsiasi capacità fattiva nell’arte musiva, e poi emotiva per il tipo di relazione che si instaura con questi piccoli creatori d’opera che vivono con una forte intensità emozionale il far parte di un’opera corale che sfocerà in un opera collettiva. Opere che la storia ha sempre definito accademicamente “la pittura dell’eternità”, il mosaico appunto. E sul piano tecnico-lavorativo in quanto cambia totalmente l’approccio alla realizzazione svolta con maestranze qualificate, i bimbi.
Quali sono le “cose”, i laboratori, gli eventi che hanno dato maggior significato alla tua presenza in Mus-e Reggio e come i bimbi hanno vissuto queste esperienze?
E’ davvero difficile scegliere quale risposta dare. Sono stati molti, anzi moltissimi, i momenti e le opere eseguite. Quest’anno, dopo 14 anni, completeremo il ciclo di abbellimento della facciata scolastica con l’ottava grande opera musiva, 11esima del comprensorio Da Vinci. Se esponessi numericamente questo concetto stiamo parlando di circa 80 mq. di superficie musiva realizzata nei succitati anni. Un’opera policroma immensa che abbellisce anche nello sguardo degli eventuali passanti visto che la facciata dell’istituto è sulla pubblica strada Samarotto.
Grande esperienza per i bimbi, soffocati oggi da apparati elettronici che non permettono di dare adito alla loro creatività, ma che fanno subire quella di altri. L’approccio a qualcosa di materico, che è possibile indirizzare secondo il proprio senso artistico, a dare compimento ad un opera stabile, rivedibile anche dopo decenni, genera in loro una stabilità esperienziale da portare con loro nei prossimi anni di vita.
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